La conoscenza di un territorio e dei suoi valori identitari costituisce non solo il fondamento di un sentimento di appartenenza per le comunità che vi risiedono, ma anche il presupposto per un reale apprezzamento e per una consapevolezza del valore, collettivo e individuale al tempo stesso, del patrimonio culturale locale, oltre che una condizione essenziale per la sua tutela e per la sua rinascita economica e sociale.

Knowing a country and its identity values is both the basis for a sense of belonging for local communities and the prerequisite for an appreciation and a true understanding of the single and collective importance of the cultural and territorial heritage. It is, moreover, the necessary condition to promote its protection and economic and social revival.

Visualizzazione post con etichetta Mondragone. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Mondragone. Mostra tutti i post

martedì 23 aprile 2024

L'iconografia di Maria SS. Incaldana: dalla tavola bruciata all'immagine bizantina



Basilica Minore Maria SS. Incaldana




Basilica Minore Maria SS. Incaldana




1624-2024
28 aprile

400 anni dalla traslazione
della sacra immagine di Maria SS. Incaldana
nella città di Mondragone.



L'icona di S. Maria Incaldana, nota anche come Madonna del Belvedere e Prodigiosa, è opera di ignoto del XII-XIV secolo, realizzata su di una tavola in legno di quercia delle dimensioni di 66 x 45,5 cm e 4 cm di spessore. Custodita presso il Convento del Belvedere, sito in località Caldana (zona nota nel mondo romano per la presenza delle Terme Sinuessane), fu trasferita per la prima volta nella cittadella di Mondragone verso la metà del XIV secolo, a causa dei lavori di restauro che interessavano il Belvedere dopo una incursione saracena. 

Ospitata nella chiesa dell'Annunziata (ora di san Francesco), la tavola sacra ritornò dopo un breve periodo, nuovamente al convento restaurato; ma per i continui timori, giustificati a causa delle frequenti incursioni saracene la Madonna Incaldana, nei primi anni del Seicento fu trasferita definitivamente nella cittadella fortificata di Mondragone, ospitata nella Collegiata di san Giovanni Battista, dove è custodita tuttora. 

La tavola della Vergine con il Bambino in grembo è contenuta in una pala in argento massiccio di origine settecentesca, più volte rifatta perché oggetto di furto, ultimo in ordine di tempo, avvenuto negli anni '80. La pala a sua volta, è contenuta in una nicchia ricavata all'interno di un altare del Settecento, in marmi policromi.




Basilica Minore Maria SS. Incaldana




L'immagine della Madonna che si ammira oggi, è il frutto di un restauro avvenuto nel 1953, quando la tavola lignea era oramai gravemente rovinata anche a seguito di un precedente pessimo restauro.
Il restauro attuato in base ai principi di conservazione delle parti non degradate o comunque poco danneggiate, con il rifacimento di quelle mancanti, ha restituito una Madonna con il Cristo, che nei caratteri generali potrebbe intrattenere dei legami con l'arte bizantina.


Corrado Valente,  Notizie storiche sull'icona di S. Maria Incaldana in Monumentalia - Frammenti di memoria, Mondragone 1995 





La tavola prima del restauro






Maria SS. Incaldana


Prima del 1953, anno in cui la tavola fu restaurata portando alla luce l'immagine che oggi possiamo ammirare, l'icona della Protettrice veniva desunta e riportata nelle immagini facendo riferimento a modelli similari conosciuti.
Il restauro portò alla luce un dipinto di chiara ispirazione bizantina e pertanto ascrivibile al periodo dell'Arte bizantina nell'Italia meridionale (XIII secolo ?).
Le caratteristiche più evidenti dei canoni dell'arte bizantina sono la religiosità, l'anti-plasticità e l'anti-naturalismo, intese come appiattimento e stilizzazione delle figure, volte a rendere una maggiore monumentalità ed un'astrazione soprannaturale.




Maria SS. Incaldana 
(immagine prima del restauro del 1953)




Maria SS. Incaldana 
(forse la prima immagine dopo il restauro del 1953)



Maria SS. Incaldana 
(foto gentilmente concessa da Angelo Razzano)




Maria SS. Incaldana 
immagine dopo il restauro




Maria SS. Incaldana
di M. 
Severino 
in una rara litografia di Fr. Rinaldini e F.  (collezione privata)

La Litografia Rinaldini è attiva a Napoli, san Biagio dei Libri 
già dalla seconda meta del XIX secolo nel campo della riproduzione delle opere religiose 





------


Nell'anno 2006, Poste Italiane spa, ha dedicato alla sacra icona un francobollo commemorativo nell'ambito della serie tematica "Il patrimonio artistico e culturale italiano", con annullo speciale "Mondragone 1.4.2006 giorno di emissione".





Così il Ministero delle Comunicazioni descrive il contesto che ha originato il 45 centesimi dedicato a Maria Santissima Incaldana.
Immagine di origini bizantine miracolosamente scampata all'incendio della cappella che la custodiva; la sua storia si confonde con le radici della città di Mondragone, ove non è solo simbolo religioso oggetto di profonda devozione popolare, ma è soprattutto l'emblema di una identità comune che unisce i cittadini nei secoli e tra i continenti.


----------




Formella maiolicata Maria SS. Incaldana
 (collezione privata)



Immagine di Maria SS. Incaldana
Forse l'immagine più popolare nelle abitazioni dei mondragonesi
 

sabato 20 maggio 2023

Pietre che raccontano... [S]IBI FEC[IT]


Oggi, e chissà da quando tempo, è divenuto una pietra da appoggio, per i mondragonesi 'nu puoiu, ma in origine molto probabilmente dovette essere un importante architrave.

La casa, ma forse anche il monumento sepolcrale, sicuramente quella di un blasonato scalpellino di Sinuessa.

Si tratta della pietra del
[S]IBI FEC[IT]
Fece per sé

Di seguito ottimamente scolpito nella stessa pietra proprio uno scalpello, simbolo dell'Arte.

Trovandovi a passare per il Casale di Sant'Angelo, la potete ammirare nel cortile proprio di fronte alla medievale chiesetta di san Mauro.




domenica 16 ottobre 2022

Mondragone. Per un Parco Urbano delle Cementare






Allargare i propri orizzonti,
ricercare conoscenze ed emozioni
attraverso la scoperta
di un patrimonio e del suo territorio. 

Origet de Cluzeau (1998), Le Tourisme Culturel, Paris

 



Le “Cementare o Ciomentare” sono un vasto territorio situato alle pendici del versante sud-orientale del monte Petrino e rappresentano un’area costellata da immense pareti di tufo grigiastro, apppunto "cementare", che con i loro profondi “tagli” rendono il territorio un unicum dal punto di vista naturalistico-ambientale.

E' quel che resta di una intensa attività estrattiva che ha interessato il territorio di Mondragone fino agli anni 60 del secolo scorso, il tufo grigio (ciummienti) di Mondragone (ignimbrite campana), generato da una potente eruzione vulcanica avvenuta circa 39.000 anni fa.

Allo stato attuale i calanchi quasi verticali non consentono alla vegetazione di crescere sui crinali, cosicché essi appaiono nudi ed aridi, conferendo al paesaggio un aspetto quasi “lunare”.

Perché non farne un’Area protetta con un Centro di educazione ambientale per promuoverne la scoperta, la conoscenza e la fruizione oltre che la tutela e la vigilanza? 


Un autentico scrigno di geo-bio-diversità...


 
Le alte falesie di tufo grigio che denotano il paesaggio delle "Cementare"



Oggi comunemente sono definiti “beni paesaggistici” gli immobili o le aree che costituiscono espressione dei valori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio. La loro tutela, in quanto beni culturali che testimoniano in modo significativo  cultura,  storia e  civiltà di un popolo, è demandata nel nostro Ordinamento al Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42). 

Le “Cementare” penso che abbiano ogni buon diritto di essere comprese nei beni paesaggistici per le intrinseche peculiarità e come tale essere tutelate e valorizzate.



 


Le alte falesie di tufo grigio che denotano il paesaggio delle "Cementare"



Casa colonica in tufo grigio di Mondragone





Un Parco che si andrebbe ad inserire come un vero e proprio cuneo verde nella fascia pedemontana tra il Petrino e il Casale di Sant'Angelo, garantendo un corridoio biologico per numerose specie animali. Un sistema territoriale con pochi paragoni in Campania sia dal punto di vista storico archeologico, che da quello paesaggistico. Al suo interno si conservano scorci di campagna mondragonese con residui, fortunatamente scampati al fuoco che perennemente investe la zona, di macchia di pendio. 

Un Parco che andrebbe a conservare valori più generali, quelli generati dal rapporto, sempre complesso, ma a volte straordinariamente esemplare, tra natura e presenza dell'uomo, tra beni culturali e paesaggio.


Una estensione di circa 15 ettari, con un perimetro di circa 3 km, un territorio quasi incontaminato, con la presenza di immobili tipici dell’ambiente rurale mondragonese, sia sotto il profilo architettonico che per tipologia di materiale da costruzione, espressione di usi e costumi, valori e tradizioni che in mancanza di adeguata tutela, andrebbero per sempre persi.

La flora  è composta perlopiù da varietà autoctone: sono presenti ulivi, lecci, querce, cipressi, qualche limonaia, mirto, ginestra e lentisco, maestosi ceppi di fico d’India.

Attraversato dalla antica via Appia, presenta testimonianze archeologiche e storiche di importante valore.





Antico manufatto lungo il tracciato dell'Appia antica





Mura megalitiche lungo il tracciato dell'Appia antica



E’ necessario, per poter sfruttare adeguatamente il potenziale di tale patrimonio naturalistico-culturale, adottare misure che mirino alla sua conservazione, gestione e valorizzazione, non solo per adempiere ad una funzione conservativa, ma anche per innescare processi di crescita culturale ed economica della Città. 


"La valorizzazione del patrimonio culturale e la promozione del territorio possono essere una componente della programmazione e dello sviluppo turistico, e comportare risultati positivi sia in ambito strettamente turistico, sia in ambito culturale, contribuendo alla salvaguardia, alla valorizzazione e alla promozione del diversificato heritage di un territorio."





Veduta delle "Cementare" e del paesaggio urbano circostante


Le citazioni sono tratte da:
 Eliana Messineo, Le nuove frontiere del turismo culturale. Processi ed esperienze creative in un itinerario culturale. Il caso della Rotta dei Fenici, Tesi di dottorato - Università degli Studi di Palermo





lunedì 3 ottobre 2022

La Villa romana della Starza, un'occasione mancata



Mondragone, villa romana in località Starza 

con il sovrastante Casino di caccia borbonico





L’Appiaday, la giornata dedicata alla Regina viarum, cioè l’Appia antica, che si è tenuta ieri ha avuto un autentico successo, consentendo ai numerosi cicloturisti, e non, partecipanti di conoscere ed apprezzare alcune delle bellezze e consistenze archeologiche che costellano il territorio di Mondragone, da san Giustino a Tre Colonne, e poi dal Triglione fino al parco Archeologico in località Cimitero, passando dalla villa con l'omonima chiesetta di san Rocco, oggi rinomata ed apprezzata struttura ricettiva.

Peccato che non si sia potuto ammirare ed apprezzare uno dei gioielli più belli e per di più a pochi metri dal selciato riportato alla luce dell’Appia,  la villa romana della Starza, uno degli esempi meglio conservati di ville rustiche dell’Ager Falernus

La struttura della villa della Starza si articola in molteplici corpi di fabbrica con murature in opus incertum.


Mondragone, pianta del criptoportico in località Starza

(da Prospettive di memoria. Testimonianze archeologiche dalla città e dal territorio di Sinuessa, 1993)


Nella parte rivolta a sud un criptoportico, parzialmente ipogeo, che si presenta come un podio di grandi dimensioni, a pianta pressoché regolare articolata su tre bracci, all’interno dei quali si sviluppa la pars rustica della villa. Dal braccio più lungo si accede ad una cisterna della lunghezza di circa 14 metri, interamente rivestita in cocciopesto e su una parete i resti di un filtro per la depurazione delle acque.





Mondragone, località "Starza"

©Salvatore Bertolino 

(le arcate prima del crollo, foto febbraio 2012)




Mondragone, località "Starza"

©Salvatore Bertolino 

(le arcate prima del crollo, foto febbraio 2012)


Nella parte rivolta a nord, invece, i resti, oggi non più visibili a causa della folta vegetazione di quello che era l’acquedotto che adduceva l’acqua alla villa rustica.

Fino a qualche anno fa residuavano due arcate, penso di aver scattato ad esse le ultime foto (febbraio 2012), prima che nel novembre dello stesso anno uno degli archi, a causa della mancata manutenzione e degli eventi climatici, crollasse.

 



Mondragone, località "Starza"

©Salvatore Bertolino 

(arcata crollata, foto febbraio 2012)


Mondragone, località "Starza"

©Salvatore Bertolino 

(arcata residua, foto febbraio 2012)



Una denuncia, partita dall’Archeoclub di Mondragone a mezzo dell’allora Presidente Michele Russo,  della particolare  situazione di degrado e di abbandono che stava minando uno dei gioielli archeologici della città: i resti dell’acquedotto lungo la via Appia antica del criptoportico in località "Starza", rimase inascoltata.

A tutt’oggi non siamo a conoscenza se la Soprintendenza Archeologica di Caserta abbia provveduto al recupero del materiale dell’arcata caduta per evitare che un'importante testimonianza archeologica del nostro territorio scompaia per sempre.

martedì 20 settembre 2022

La Venere o Afrodite da Sinuessa


Venere o Afrodite da Sinuessa



Venere o Afrodite da Sinuessa

Ancora qualche giorno e la Venere di Sinuessa, o Afrodite, farà ritorno a casa, cioè il MAN –Museo Archeologico di Napoli-, in attesa di partire per qualche nuovo prestito. Sono passati i tempi in cui era esposta a far bella mostra di sé nella sala del Toro Farnese.

Acefala, priva degli arti superiori, la scultura è in marmo proveniente dalle cave dell'isola di Paro in Grecia, con un'altezza (la sola figura) di m. 1,75.  

"In antitesi al tipo muliebre di media statura, rappresentato dalla maggior parte delle Afroditi ellenistiche, quali la Medici, la Capitolina, quella da Cirene ed altre, la statura maggiore del naturale della (Afrodite) Sinuessana sembra corrispondere all'ideale omerico della divinità, ed all'ideale femminile dell'arte classica"


Gennaro Pesce, L'Afrodite da Sinuessa, 1939, p.9



E’ la seconda volta che questa importante opera di scuola ellenistica rientra nella Città che la vide tornare, fortuitamente, alla luce dopo quasi due secoli durante i quali era rimasta sepolta ed avvolta dall’oblìo; la prima volta nel 2006, per alcuni mesi, e quest’anno, 2022, per circa due mesi durante i quali ha visto un notevole afflusso di pubblico suscitando un grande interesse. 

 


Venere o Afrodite da Sinuessa


Venere o Afrodite da Sinuessa


Mi piace pensare che in un futuro non tanto lontano, e per interessamento dei nostri amministratori, la Venere possa fare un definitivo ritorno a casa. 

Ciò alla luce del progetto “100 opere tornano a casa”, fortemente voluto dal ministro Dario Franceschini, per promuovere e valorizzare il patrimonio storico artistico e archeologico italiano conservato nei depositi dei luoghi d’arte statali, un progetto a lungo termine che mira a valorizzare l’immenso patrimonio culturale di proprietà dello Stato.

Un “ritorno a casa”, nel luogo in cui fu rinvenuta, per integrare le collezioni del Museo Civico Archeologico “Biagio Greco”  e per dar vita ad accostamenti interessanti capaci di favorire l’apertura del Museo verso nuovi pubblici.


Ecco come ci descrive il ritrovamento Gennaro Pesce nella sua monografia L'Afrodite da Sinuessa, anno 1939

 

Questa scultura fu scoperta fortuitamente il 25 gennaio 1911 da due contadini che dissodavano la terra per piantare una vigna, nel podere detto Casella di Schiappa, situato a due chilometri in linea d’aria a nord dell’abitato di Mondragone, sulle pendici occidentali del monte Petrino, a circa 80 metri sul mare nella contrada detta Monte Vergine o Colombrello.
Tale podere copre le rovine di antiche costruzioni, che presentano i caratteri tipici di un impianto di villa romana, forse degli ultimi tempi repubblicani, elevata sul declivio di una collina dominante la via Appia, in posizione amenissima, ben riparata dai venti, rivolta a mezzogiorno, prospiciente la pianura sinuessana e il mare, con terrazze digradanti a scaglioni, delle quali almeno una, la più vasta, doveva esser cinta da porticati. In fondo a questa terrazza, alla profondità di circa 60 centimetri dal piano di campagna, il piccone di un contadino colpiva un pezzo di marmo, asportandone delle schegge. Insospettito dalla presenza e dall’aspetto di una pietra, insolita per quei terreni, il bravo giovane si diede cautamente ad isolare il pezzo, liberandolo dal terriccio. Appariva così il torso nudo di una grande statua muliebre; trovandosi collocata obliquamente nella terra, le spalle in alto, queste inevitabilmente ai primi colpi dello ignaro sterratore. Il tronco, acefalo e senza braccia né gambe, poggiava obliquamente sopra un altro gran pezzo di scultura, rappresentante due gambe panneggiate. Si trovarono, inoltre, frammenti di braccia e di mani; e lo scopritore ricorda di aver notato che perni di ferro erano incastrati in alcuni di quei monconi, internamente, nel senso della lunghezza. La testa non si trovò.
………………

Avvertito dal sindaco di Mondragone, il soprintendente Spinazzola inviava sul posto, il 13 febbraio, l’ispettore Macchioro il quale, probabilmente a causa delle incrostazioni calcaree, onde erano rivestiti alcuni dei frammenti marmorei, e specialmente il torso muliebre nudo, non potè procedere subito, in quella prima visita, ad una esatta valutazione delle sculture e le lasciò in temporanea custodia allo Schiappa, proprietario del podere, proponendosi di esaminarle accuratamente e magari di estendere le ricerche archeologiche in quel terreno, in una seconda visita da farsi il più presto possibile.




L'Afrodite da Sinuessa
Monografia di Gennaro Pesce, 1939

venerdì 22 gennaio 2021

Mondragone. La Street Art

Un muro non è mai soltanto un muro,

ma un accumulo di vita.




Parcheggio comunale, Muro orientale

Opera realizzata il 24 febbraio 2024 in occasione della manifestazione 

#FreePalestine



Parcheggio comunale, Muro orientale

Opera realizzata il 24 febbraio 2024 in occasione della manifestazione 

#FreePalestine



Parcheggio comunale, Muro occidentale

Opera realizzata il 24 febbraio 2024 in occasione della manifestazione 

#FreePalestine



Parcheggio comunale, Muro orientale

Opera realizzata il 24 febbraio 2024 in occasione della manifestazione 

#FreePalestine




Tra Mondrian e Miro' i nuovi colori allo Skate Park




Tra Mondrian e Miro' i nuovi colori allo Skate Park




Tra Mondrian e Miro' i nuovi colori allo Skate Park





Skate Park Mondragone


Stencil di Frida Khalo allo Chalet Cin Cin

Stencil di Albert Einstein e Charlie Chaplin 











La Street Art da qualche anno si è andata sempre più consolidando, anche a livello internazionale, come espressione artistica protagonista della Città contemporanea. Tale forma d'Arte è capace di generare differenti modi di appropriazione dello spazio pubblico e, al tempo stesso, rivelare la molteplicità delle dinamiche sociali insite nello spazio urbano.

Ed è proprio nella strada (street) che tale espressione artistica ha trovato il supporto ideale passando dalla tela ai muri vergini e spesso abbandonati delle periferie urbane, stabilendo una connessione indivisibile tra arte e luogo, tra artista e individuo. 

L’origine di tale forma d’Arte può comunque essere fatta risalire agli anni settanta nella città di New York.


Il murales dedicato ad Antonio Taglialatela "Folle" per il Folle Fest 2019


Dopo essere stata guardata con sospetto per anni, quando non apertamente criticata, la Street Art oggi viene anche utilizzata per dare nuova linfa a periferie degradate e zone da rilanciare.

L’interesse pubblico per “l’arte di strada” è esplosa intorno al 2000, grazie anche agli stencil di Banksy. 


Il fenomeno ha assunto una tale portata globale che si stanno creando quasi ovunque veri e propri percorsi che permettono di trovare e visitare queste “rotte dell’arte” che, molto spesso, si collocano fuori dai classici itinerari turistici.

Niente corridoi con illuminazioni ad hoc e file chilometriche per entrare, l’ultima frontiera dell’arte contemporanea sono i “Musei a cielo aperto”.

 

Testo dal web, liberamente adattato